Doula: che cosa fa e perché è importante

Galati, la “prima” doula, viene raffigurata, nel mito, affaccendata al parto di Alcmena che si appresta a partorire Ercole, figlio di Zeus. Mentre la levatrice aspetta immobile, Galati, la doula, entra ed esce dalla stanza del parto preparando tutto il necessario (cibo, spazi, ambiente, sostegno) per accompagnare il parto e le attrici che intorno ad esso ruotano: sia chi è presente fisicamente che chi, con la sua influenza, pur non essendo presente, sta determinando l’andamento della nascita stessa. Era, moglie legittima di Zeus, sta impedendo questa nascita, per motivazioni politiche, personali e dinastiche. Come? Inviando Lucina, la Dea del parto che, sulla soglia della porta, mantiene le sue gambe incrociate impedendo ad Alcmena stessa di “lasciar andare”. È proprio grazie ad uno stratagemma, molto intuitivo e pratico, in cui uscendo dalla stanza annuncia la nascita di Ercole (non ancora avvenuta), che Galati prende alla sprovvista Lucina che, alzandosi per lo stupore apre le gambe liberando Alcmena dall’impedimento. È in questo modo che Galati facilita il parto e la nascita di Ercole.

Doula: partiamo dal significato

Il termine “doula” deriva dal greco antico ed etimologicamente significa “serva della madre” .

Un figura prismatica quindi, che metteva a servizio i suoi saperi per assistere la famiglia, venendo spesso considerata “professionista del sacro”, quindi una figura ponte tra bisogni concreti (Terra/Acqua), questioni pratiche per vivere il quotidiano, e più intangibili (Fuoco/Aria), ossia i bisogni dell’anima legati alla presenza non giudicante, all’ascolto, all’osservazione per la raccolta di strumenti utili. Un’alchimista dei bisogni.

Che cosa fa la doula?

In prima battuta accoglie uno, o più bisogni, si mette in ascolto empatico e libero da preconcetti, osserva gli elementi che si presentano e crea, alchemicamente, insieme alla famiglia (e alle figure a cui essa si sta affidando per gravidanza, nascita e/o puerperio) uno spazio di presenza, dialogo e strategie, spesso pratiche, ma anche di rielaborazione e sostegno emotivo per permettere a quella specifica famiglia di attraversare l’esperienza della genitorialità secondo le propria natura. Con arte maieutica, facilita allə genitorə il processo di empowerment per conoscere se stesse in questa nuova forma che peraltro avrà lo spazio per cangiare in continuazione seppur rispettando il “fil rouge” della propria natura personale: la doula accompagna famiglie diversissime legittimandole tutte! Guardandole con amore e complicità e protezione per il solo movimento di mettersi, a loro volta, a servizio della Vita a cui hanno detto “sì” oppure “no, ora non possiamo”. Sì, perchè la Doula accompagna anche gli aborti, spontanei o scelti, partendo dal presupposto che la Vita non possa essere considerata tale solo se compiuta in una forma riconoscibile all’occhio socio-culturale occidentale che la vuole vedere per come si permette di riconoscerla e farsene carico, disconoscendo e alienando tutte le altre meravigliose e degne forme che le creature scelgono per portare i loro messaggi, aprendo porte, anche attraverso la Morte ed in questo, con grande amore e gratitudine, è possibile navigare essendo accompagnata, legittimata e accudita.

La doula sta “accanto alla madre” , come dal titolo del libro di Clara Scropetta, per sostenerla nelle faccende del quotidiano che le permettono di divenire madre giorno per giorno: il corpo che cambia, accompagnato da cure e massaggi con l’utilizzo del rebozo, tipico telo messicano, di oleoliti e dal semplice potere del tocco, e del messaggio che il calore manda alla persona che lo riceve. L’alimentazione che può essere stravolta per varie ragioni, quindi preparando cibi amorevoli che ne rispettino le nuove esigenze di gusto e benessere. La presenza di una persona che possa mantenere una vicinanza amorevole ma neutra per parlare di temi legati a gravidanza, parto e puerperio, fornendo tutte le informazioni necessarie per permettere alla famiglia di scegliere in autonomia e libertà.

Come abbiamo visto, la doula accompagna al parto, in compresenza ostetrica, occupandosi di avere cura ed occhio per tutto ciò che accade nel contorno con l’obiettivo di facilitarlo.

Doula-parto

Doula post parto: come può essere di aiuto

Nel puerperio garantisce quello che viene definito un “puerperio orizzontale” o come viene chiamato secondo la tradizione della medicina cinese “mese dorato”, ossia uno spazio-tempo in cui la madre verrà accudita da una rete di persone, che spesso la doula si offre di coordinare sollevandola da questo a volte complesso compito, che potranno garantirle alcuni principi fondamentali per tutelare il bonding (= ” legame”) con la propria creatura: riposo vero, a letto, con tutte le comodità del caso, ossia tutto ciò che la fa stare bene, o nel caso in cui questo non sia davvero possibile anche lo spazio per esercitare le proprie nuove autonomie (sappiamo che per molte donne è importante sentire di poter riacquisire gradualmente una certa autonomia, sin da subito, ed in questo la doula potrà garantire una presenza amorevole e “cuscinetto” per accompagnare la diade in piccoli ed armoniosi nuovi equilibri); essere nutrita per nutrire a sua volta, e spesso saranno proprio i cibi dell’infanzia o i piatti preferiti ad essere preparati per far sì che anche il cuore riceva il giusto apporto di calore; e il calore stesso, poiché nel parto la donna ne rilascia in grandi quantità che, sia secondo la tradizione della parteria tradizionale mesoamericana e Mapuche, definendolo “mal aire”, oltre che quella cinese, possono portare scompensi sia a livello fisico che in termini di stress emotivo, andando a contaminare l’importanza di questi primi giorni di conoscenza, osservazione, ascolto, tra madre e creatura: madri non si nasce, si diventa (credo che anche Beauvoir sarebbe ampiamente d’accordo) e la figura della doula, come tutte le persone a lei vicine (compagne, ostetriche, nonne, sorelle, amiche), nasce proprio da questo bisogno: il bisogno di comunità, presenza, ascolto empatico ed amorevole.

Come si fa a diventare doula?

Il percorso che porta una persona a formarsi come doula è un viaggio, di lunghezza variabile a seconda delle formazioni che si sceglie di frequentare, in cui si parte da sé, dalla propria esperienza di figlia, genitrice e persona, per potersi mettere a servizio senza rischiare di portare, in misura disfunzionale, la storia personale. Questi aspetti fondamentali sono inoltre approfonditi dallo studio di “temi” legati a femminile, genitorialità, gravidanza, relazioni familiari, questioni di carattere sanitario (pur non essendo essa stessa una figura sanitaria), tecniche pratiche di rielaborazione ed accompagnamento. Ma la cosa più importante è che la formazione di unə doula non finisce mai! E sarà molto diversa per ognuna perchè rispecchierà le naturali inclinazioni della persona stessa, permettendo quindi di accompagnare chi effettivamente sarà chiamata ad accompagnare.

Quando sentiamo parlare di “nuove professioni” tendiamo con scetticismo a liquidare la notizia pensando “ecco, l’ennesima moda”: l’abbiamo fatto sentendo parlare per la prima volta di costellazioni familiari, come di counseling, come di osteopatia e potremmo andare avanti all’ infinito.

Ma cosa c’è dietro la nascita o, come in questo caso, la riscoperta, di una figura professionale?

Spesso c’è una richiesta di aiuto, un bisogno di cui la società prova a farsi carico per andare dove è stato lasciato un vuoto. La famiglia nucleare ha creato nel tempo questo enorme vuoto, sostenuto inizialmente forse da grandi riserve, da un femminile ancora a servizio cieco di un sistema capilitalistico partriarcale tale per cui le nonne venivano automaticamente riarruolate per sostenere le figlie madri e lavoratrici, ma indirettamente sempre lo stesso padrone. Sino ad un collasso importante in cui le nuove famiglie si sono trovate totalmente sole, e non perchè le nonne erano a fare “Thelma e Louise” in giro per il mondo (magari!), bensì perchè quelle serve erano ancora probabilmente a lavorare vedendosi ogni anno spostata la data della “ meritata” pensione. La figura della Doula, arriva proprio lì, il quel luogo di vuoto, in cui “per crescere unə bambinə ci vuole un villaggio”, come sostiene il famoso proverbio africano. E il mio desiderio profondo è che, ad un certo punto, così come dell’Istruttrice Babywearing che di altre figure, non ce ne sarà più bisogno.

Doula a Bologna

Mi chiamo Giulia Ricca, sono madre di due figli, che mi hanno altamente formata in un master all’Università della Vita, e lavoro come doula sul territorio di Bologna, Colli compresi, ma spesso anche in tutta Italia, poiché occupandomi di formare altrə colleghe, e madri, nella elaborazione di rimedi placentari allopatici ed omeopatici, vengo chiamata dalle famiglie per questo speciale e prezioso accompagnamento.

Il mio modo di portare la professione parla di orizzontalità, trasversalità e passaggi, motivo per cui, come doula, mi occupo di tutte le fasi di passaggio (gravidanza, metamorfosi del femminile, lutti ecc) accompagnando le persone, tutte, nella presa di consapevolezza del proprio potere autodeterminante. Lo faccio attraverso la ritualità, le competenze di benessere uterino, che sono felice di poter donare anche a chi è natə con utero ma non si sente identificatə in un corpo di femmina, così come un utero non l’ha mai fisicamente avuto ma lo sente e desidera entrarvi in connessione, apprese dalle maestre che ho incontrato nella vita come Angelina Martinez, Daniela Salinas e Beatriz Nuñez, praticando la tecnica di massaggio dell’utero chiamata Sobada, l’armonizzazione globale delle cicatrici, sia da parto che non, secondo il metodo appreso dall’osteopata francese David Adam Kanner, incontri individuali o di gruppo che attraverso la creatività possano trasformare la presa di consapevolessa del proprio potenziale trasformativo, come per esempio l’utilizzo della “collana del parto” come strumento di preparazione e/o rielaborazione del parto, o la “candela dei travagli” in cui creiamo un potente strumento di accompagnamento per fare spazio amorevole alle ombre che i travagli della vita (tutti, non solo legati alla gravidanza) portano. Lavoro sia a domicilio che ricevendo alla Casa Maternita’ “Il Nido” a Bologna, che andando negli spazi in cui vengo chiamata per condurre workshop tematici.

Se siete molto curiose, potrete sbirciare la mia pagina Instagram (o Facebook) nata durante il primo lockdown per narrare la quotidianità di una Doula: @doulagiuliar