L’educazione alle emozioni e la gestione del conflitto nei bambini e bambine

È davvero possibile aiutare * bambin* a gestire i conflitti?

C’è un modo o una strategia per far sì che imparino a incanalare la potenza delle loro emozioni che escono spesso in maniera esplosiva ed impulsiva?

Scopriamo insieme quali sono gli strumenti che abbiamo a disposizione per affrontare in maniera costruttiva questi momenti difficili.

Perché parlare di educazione emotiva?

Ne* bambin* i processi fisici, psicologici ed emotivi sono strettamente connessi gli uni agli altri.

“Le percezioni sensoriali sono molto più intimamente collegate tra loro che nell’adulto, così come lo sono i sentimenti con i movimenti del corpo” (Enst J. Kiphard).

Chiunque abbia a che fare con il mondo dell’infanzia non può sottovalutare questa stretta connessione tra emozioni e azioni nel processo evolutivo, ecco perché si parla di educazione emotiva fin dalla nascita.

L’educazione emotiva accompagna le persone che cresceranno a conoscere ed accogliere le emozioni che provano, a dedicargli uno spazio sicuro per esprimerle liberamente, ascoltarle, dargli un nome e un posto con l’obiettivo di conoscerle e riconoscerle.

È grazie a questo processo che si impara ad accettare anche le emozioni più forti e a sentirsi compres* nei momenti più difficili.

L’adult* ha il compito di garantire sostegno e vicinanza e di far sentire * bambin* accettati per quello che sono. Quello che non si può fare è chiedere loro di poter gestire le proprie emozioni, la parte del cervello deputata alla regolazione delle stesse infatti non è ancora matura, e non lo sarà fino ai loro 25 anni di vita.

Tecniche di gestione delle emozioni

Come ci ricordano le neuroscienze, durante l’infanzia il nostro cervello emotivo, ci fa reagire automaticamente ed involontariamente senza un controllo.

Frasi come “Calmati!!”, “Devi imparare a gestire la rabbia!”, “Smettila!” non sono d’aiuto, anzi, alzano il livello di frustrazione perché è qualcosa che * piccol* non riescono a fare.

É molto importante che di fronte ad un conflitto non si giudichino le reazioni de* protagonist* e non le si sminuiscano perché è anche attraverso queste dinamiche che imparano a conoscere meglio sé stess* e l’altr*.

Quando c’è uno scontro fisico, il messaggio che deve sempre passare è che “si può essere arrabbiat* ma non possiamo fare male a nessun*”, quindi cercare di dare un’alternativa: “Prova a dirlo con le parole”, “Dillo che non ti piace” sono frasi da usare ad esempio che aiutano a costruire strumenti per una gestione sempre più autonoma di queste dinamiche conflittuali.

L’adult* quindi accompagna, rispetta i tempi, contiene e insegna a stare e restare in quello che è successo, ascoltando le proprie emozioni, connettendosi a come ci si sente dando quindi un messaggio molto importante di fiducia e accettazione anche a* piccol*.

Educazione alle emozioni: attività

Le attività o i giochi che possiamo proporre devono poter prevedere un ambiente non giudicante e neutro in cui sentirsi sicur* di esprimersi.

Sicuramente è utile lavorare sulle relazioni per aiutare * bambin* ad avere quante più possibilità di scambio e interazione.

Le attività in cerchio aiutano ad avere un confronto diretto, a poter osservare le espressioni del viso, ad ascoltare e riconoscere le emozioni altrui mettendole vicino alle proprie.

Le proposte didattiche che prevedono le risposte alle domande “come mi sento?”, “come vedo l’altr*?”, “cosa mi rende felice?”, “cosa mi fa arrabbiare?”, “perché ,mi sento triste?”.., aiutano a riflettere sui propri stati d’animo.

L’orologio e il termometro delle emozioni ci aiutano a riconoscerle e a renderle pubbliche.

Le attività che prevedono l’espressione libera del corpo nello spazio, l’ascolto della musica, le attività creative o grafico-pittoriche sono guidate dalle emozioni e aiutano a tirarle fuori attraverso linguaggi tipici dell’infanzia.

La Natura poi è una grande maestra di vita: la connessione ed il contatto diretto con gli elementi naturali permettono di centrarsi e concentrarsi sul proprio corpo e il proprio sentire, a stare in ascolto delle proprie emozioni e percezioni, riconnettersi con la parte più profonda di sé.

educazione alle emozioni

Gestire le emozioni nei bambini e bambine

“Lo vedo che sei arrabbiat*, mi dispiace, sono qui se hai bisogno di me”.

Dovrebbe cominciare così il primo approccio con la gestione di un conflitto o di un’emozione spiacevole difficilmente placabile.

Prima di tutto * caregiver dovrebbe smorzare la sua collera, per rimanere concentrat* su quella del* bambin*. Così facendo, non solo può accoglierla e darle lo spazio per uscire, ma anche permettere al* bambin*, che sta attraversando un momento di difficoltà emotiva, di sintonizzarsi allo stato d’animo dell’adult*, facendogli raggiungere la calma e la serenità.

Il modo in cui reagisce * caregiver davanti alle emozioni de* bambin* ha un impatto importante sullo sviluppo della loro intelligenza emotiva. Quando l* accompagnamo a identificare le proprie emozioni e a capire che non è sbagliato provarle ed esprimerle, diamo a* bambin* degli strumenti che l* aiutano a spiegare come si sente e ad attraversare questi momenti di difficoltà.

É quindi molto importante considerare le emozioni spiacevoli quali rabbia, paura e tristezza, che solitamente vengono nascoste perché socialmente inaccettabili, lecite alla pari della felicità, della gioia e dell’allegria.

Non c’è un modo giusto o sbagliato di affrontare le proprie emozioni, ogni bambin* crea il suo modo con i propri strumenti, che crescono e si sviluppano nel corso degli anni.

D’altronde rimanere in contatto con il nostro stato emotivo è complesso e a volte impossibile per noi persone adulte, immaginiamoci per un* bimb*!